Angioma cavernoso

L’angioma cavernoso, o cavernoma, è una lesione costituita da vasi sanguigni di diverse dimensioni, ricolmi di sangue e caratterizzati da pareti sottili. Può trovarsi in varie zone del sistema nervoso: tessuto cerebrale, midollo spinale, meningi (specialmente nello strato della dura madre), tronco encefalico, nervi cranici. 

Quanto e come è diffuso l’angioma cavernoso ?

Questo tipo di malformazione è in realtà piuttosto diffuso: si stima che sia presente in 1 persona su 100/200, tanto che costituisce l’8-15% circa di tutte le anomalie vascolari intracraniche e spinali. Tra i fattori di rischio per la formazione di un angioma cavernoso è da considerare la familiarità: se si è sviluppato in un genitore l’angioma cavernoso familiare (quindi ereditario), i figli hanno il 50% di possibilità di soffrire della medesima condizione. 

Angioma cavernoso: la diagnosi

L’angioma cavernoso non risulta visibile durante l’angiografia e per un motivo ben preciso: il sangue scorre più lentamente all’interno dei vasi. Proprio questa particolare tipologia di circolazione sanguigna è molto probabilmente la ragione per cui i sintomi risultano più lievi rispetto ad altre lesioni. Per giungere a una diagnosi certa, lo strumento ottimale è la risonanza magnetica con e senza contrasto e con sequenze gradient echo. Secondo i dati, la diagnosi avviene già in giovane età:

  • 25-30% delle diagnosi in pazienti di 20 anni o più giovani
  • 60% in pazienti fra i 20 e i 40 anni
  • 10-15% in pazienti con 40 o più anni

I sintomi dell’angioma cavernoso cerebrale

Circa il 30% dei soggetti con angioma cavernoso inizia infatti a percepire sintomi soprattutto nella fascia d’età compresa fra i 20 e i 30 anni. È da sottolineare che in alcuni casi l’angioma può essere del tutto asintomatico. Se così non è, ciò è da mettere in relazione alla sua localizzazione, dal momento che la struttura circostante tende a fare resistenza. Gli stessi deficit neurologici sono da connettere alla zona precisa in cui si trova l’angioma cavernoso. Fra i sintomi più comuni di cavernoma vi sono:

  • cefalea
  • crisi epilettiche
  • debolezza degli arti superiori o inferiori
  • disturbi della vista
  • problemi di equilibrio
  • disturbi della memoria e dell’attenzione

I sintomi possono presentarsi o scomparire, a seconda dei cambiamenti relativi alla malformazione: questa può infatti aumentare o diminuire nelle dimensioni. Anche il sanguinamento e il conseguente assorbimento influiscono sulla sintomatologia. 

Il trattamento dell’angioma cavernoso

Quando si è di fronte a un angioma cavernoso asintomatico, rilevato solo durante esami con altri obiettivi, sarebbe bene tenerlo monitorato con risonanza magnetica almeno una volta all’anno per due anni e in seguito una volta ogni cinque. L’osservazione è necessaria, ma non stringente: questo perché, dato il flusso sanguigno ridotto, il rischio di emorragia non è elevato, come invece accade nel caso dell’aneurisma cerebrale. Al paziente si può poi consigliare l’assunzione di medicinali anti-convulsivi.

Nel caso di angioma cavernoso sintomatico, è necessario valutare se i sintomi non possano essere gestiti con terapia farmacologica, la malformazione si trovi o meno in una zona accessibile e se essa sia la principale causa delle crisi. Una volta esaminate tutte queste possibilità, è possibile optare per un intervento chirurgico di rimozione della lesione

Un caso peculiare: l’angioma cavernoso del tronco cerebrale

Questa tipologia di cavernoma è caratterizzata da una localizzazione molto particolare: si trova infatti in una zona assolutamente essenziale per le funzioni encefaliche. Un’eventuale emorragia potrebbe provocare danni neurologici molto seri e in alcuni casi il decesso. Anche i sintomi sono variabili e si manifestano nel 40% circa dei soggetti durante il primo sanguinamento. Il paziente può sperimentare la classica cefalea, ma anche vomito, vertigini, alterazioni del sensorio. Più raramente, possono presentarsi nevralgia del trigemino, perdita di coscienza e insufficienza cardiorespiratoria. Come le lesioni della medesima natura, un’emorragia da angioma cavernoso del tronco cerebrale può provocare deficit neurologici in base al suo posizionamento, deficit che peraltro tendono a migliorare con il passare del tempo: il 37% dei pazienti recupera completamente le funzionalità. L’intervento chirurgico con escissione completa si può ritenere un mezzo utile soprattutto con l’obiettivo di impedire una seconda emorragia dopo il primo episodio. Si deve intervenire tempestivamente quando la malformazione comprime in modo rilevante le strutture circostanti, eventualità all’origine dell’alterazione della coscienza. In questa situazione, è fondamentale la collaborazione attiva fra neurochirurgo e neurofisiologo, che consente il controllo costante delle funzioni neurologiche durante l’intervento. 

Dott. François LECHANOINE

Neurochirurgo Senior Consultant, specialista in chirurgia Cerebrale, Vertebrale mini invasiva e pediatrica, presso il Maria Cecilia Hospital di Cotignola, il Piccole Figlie Hospital di Parma e la Domus Nova di Ravenna, ospedali di alta specialità, accreditati S.S.N. e convenzionati con la maggior parte dei circuiti assicurativi internazionali.

Segreteria: aperta da Lunedì al Venerdì dalle 09:30 alle 13:00 e dalle 15:00 alle 18:00

 348 916 3317

Studi: Milano, Roma, Napoli, Caserta, Bari, Mola di Bari, Domegge di Cadore, Ravenna, Castrocaro Terme, Fermo.
 

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Stenosi del canale cervicale e mielopatia

La stenosi del canale cervicale è dovuta al restringimento del tratto cervicale del canale spinale, o vertebrale, con conseguente compressione del midollo al suo interno. Questa condizione è a sua volta la causa più frequente di mielopatia cervicale.

La struttura del collo e del canale spinale

La colonna vertebrale, o spina dorsale, è un elemento fondamentale del nostro corpo, poiché ne attraversa la maggior parte. Si tratta di una struttura duttile, in cui il rachide cervicale corrisponde alla zona del collo. Questo è costituito da sette vertebre: fra ciascuna di queste sono presenti i dischi intervertebrali, che permettono alla spina dorsale di muoversi fluidamente. All’interno della colonna vi è il canale spinale, formato anteriormente dal corpo vertebrale, mentre le lamine ne costituiscono l’arco posteriore. Il canale è deputato a proteggere il midollo spinale e i fasci nervosi. Il midollo è a sua volta immerso nel liquido cerebrospinale ed è ulteriormente protetto dai tre strati delle meningi. In corrispondenza di ciascun livello vertebrale, due nervi spinali fuoriescono attraverso i forami di coniugazione, consentendo al Sistema Nervoso Centrale (di cui fa parte anche il cervello) di comunicare e ricevere informazioni da tessuti, muscoli e pelle del corpo. 

Le cause della stenosi del canale cervicale

Come nel caso della stenosi del canale lombare, è soprattutto l’avanzare dell’età a provocare la stenosi cervicale. Con il passare del tempo, infatti, i dischi vertebrali finiscono per disidratarsi (discopatia) e non riescono più ad assolvere la propria funzione di ammortizzatori e la mobilità della colonna cervicale. Ecco perché diminuisce lo spazio a disposizione fra le vertebre, provocando protrusioni dei dischi nel canale vertebrale e qualche volta un disallineamento o addiruttura un vero e proprio movimento anomalo fra le vertebre (spondilolistesi). Contemporaneamente, i legamenti  che formano la colonna vertebrale perdono flessibilità e diventano rigidi e spessi, mentre un nuovo tessuto osseo si sviluppa anormalmente (artrosi).

Tutti questi cambiamenti concorrono a causare un restringimento del canale spinale, che si presenta soprattutto nei soggetti con più di 50 anni d’età. Oltre all’invecchiamento naturale, possono esservi altre cause di stenosi del canale cervicale:

  • ernia del disco cervicale
  • traumi alla colonna vertebrale
  • tumori spinali, che possono comprimere il midollo spinale
  • ossificazione del legamento longitudinale posteriore (più frequente in Giappone)
  • morbo di Paget, che si manifesta con deformità scheletriche
  • malformazioni congenite, in cui il canale spinale risulta già stretto fin dalla nascita

Tra i fattori di rischio di cui tenere conto vi sono i lavori pesanti, con sollevamenti pesanti, gesti ripetuti, le cattive posture della schiena, l’obesità, il diabete mellito e il fumo

Una complicazione seria: la mielopatia cervicale

Proprio la stenosi cervicale è a sua volta causa primaria di mielopatia cervicale, una patologia che coinvolge il primo tratto del midollo spinale. Non è però l’unica possibile origine: la mielopatia può anche essere provocata da spondilosi cervicale, ernia del disco, infiammazioni del midollo o patologie vascolari nella medesima zona. Il suo sviluppo è lento e graduale e non comporta necessariamente un sintomo tipico della stenosi: il dolore al collo. Ma è fondamentale riconoscerne la presenza, anche per evitare una lesione delle cellule nervose del midollo.

Stenosi del canale cervicale e mielopatia: i sintomi e le conseguenze

Non bisogna sottovalutare il fatto che la stenosi cervicale può essere sia sintomatica che asintomatica. Nel primo caso, i sintomi possono essere costantemente presenti e gradualmente sempre più intensi, ma anche presentarsi in modo acuto per poi restare silenti per un certo periodo. I sintomi caratteristici sono: 

  • dolore al collo
  • bruciore o dolore a spalle, arti superiori, arti inferiori, glutei

 

Tipici di una mielopatia cervicale legata alla stenosi sono questi sintomi:

  • formicolio e intorpidimento degli arti
  • debolezza degli arti e delle mani
  • disturbi dell’equilibrio
  • difficoltà nel camminare

Vi sono casi particolarmente seri in cui la stenosi cervicale può influire negativamente sulle funzioni intestinali e urinarie, tanto che il paziente può perdere il controllo dello sfintere anale o vescicale (incontinenza). Può inoltre manifestarsi insieme a tetraplegia, una forma di paralisi che interessa torso e arti.

La diagnosi di stenosi del canale cervicale

Basilare per dare il via a un percorso di diagnosi è l’esame obiettivo da parte del medico, sulla base dei sintomi descritti dal paziente, unito allo studio della sua condizione di salute, della storia familiare e dello stile di vita. Ma essenziale è soprattutto il ruolo della diagnostica per immagini, attraverso questi esami:

  • radiografia della colonna vertebrale per individuare possibili alterazioni delle vertebre
  • risonanza magnetica, per studiare i tessuti della zona coinvolta, valutare la compressione del midollo spinale e dei nervi, e rilevare eventuali ernie
  • TAC, che garantisce immagini estremamente dettagliate al livello osseo dell’area, vedendo i osteofiti (artrosi)

 

Stenosi del canale cervicale: trattamento e intervento

Sulla base di ciascuna soggettiva situazione, il neurochirurgo valuta quale tipo di trattamento sia il più efficace per affrontare la stenosi del canale cervicale. Non è detto che l’intervento chirurgico sia la prima scelta. Se il paziente è in età avanzata, non soffre di patologie gravi e i sintomi non sono invalidanti, è anzi opportuno optare per un trattamento conservativo, mirato a migliorare la qualità di vita, che può tenere sotto controllo anche i sintomi di mielopatia cervicale. Possono quindi essere somministrati farmaci FANS o corticosteroidi, così come sono consigliati esercizi specifici per il potenziamento dei muscoli e la flessibilità del rachide cervicale. Molto utile è anche il riposo funzionale, ovvero l’astenersi da tutti i movimenti che precedono la sensazione dolorosa. 

Se però il trattamento conservativo non riesce nel suo intento o se i sintomi sono invalidanti, il neurochirurgo può consigliare di procedere con un intervento chirurgico. In particolare, l’operazione è indicata se si manifestano sintomi neurologici progressivi negli arti o disturbi dell’equilibrio e della deambulazione. Sono disponibili diverse metodiche d’intervento:

  • laminectomia decompressiva
  • laminoplastica
  • artrodesi vertebrale (fusione spinale)
  • discectomia e artrodesi anteriore
  • foraminotomia

In seguito all’operazione, è bene che il paziente agisca sul proprio stile di vita, soprattutto se fumatore o in sovrappeso.