Dott. François LECHANOINE
Neurochirurgo Senior Consultant, specialista in chirurgia Cerebrale, Vertebrale mini invasiva e pediatrica, presso il Maria Cecilia Hospital di Cotignola, il Piccole Figlie Hospital di Parma e la Domus Nova di Ravenna, ospedali di alta specialità, accreditati S.S.N. e convenzionati con la maggior parte dei circuiti assicurativi internazionali.
Segreteria: aperta da Lunedì al Venerdì dalle 09:30 alle 13:00 e dalle 15:00 alle 18:00
L’aneurisma cerebrale o intracranico è la dilatazione di un vaso arterioso all’interno del cervello, che può rompersi e causare un’emorragia subaracnoidea. È utile analizzare com’è fatta la struttura in cui ciò può avvenire.
Il sistema nervoso centrale (SNC) è composto da questi elementi:
Li circondano le meningi, membrane i cui strati sono così distinti (dall’esterno all’interno):
Sono quattro le arterie che irrorano il cervello: due carotidi interne e due vertebrali posteriori. Esse si uniscono nell’arteria basilare, che vascolarizza diversi elementi: cervelletto, ponte, orecchio interno, talamo, ipotalamo.
In genere, l’aneurisma cerebrale si sviluppa nello spazio subaracnoideo, ovvero quello fra pia madre e aracnoide, dove fluisce il liquido cerebrospinale. La sua dimensione può spaziare da 0,5 cm a 2,5 cm. Quando questo limite di grandezza viene superato, si parla di aneurismi giganti, particolarmente rischiosi e difficili da trattare. L’aneurisma cerebrale si forma, cresce ed eventualmente si rompe per cause ancora non accertate, ma si possono considerare questi fattori di rischio, soprattutto nei soggetti di sesso femminile:
Sono gli aneurismi cerebrali a provocare il 90% delle emorragie subaracnoidee: queste sono dovute alla rottura della sacca aneurismatica e l’emorragia è tanto maggiore quanto più grande è l’apertura formatasi. Il rischio di rottura è sempre più alto man mano che le dimensioni dell’aneurisma aumentano. In genere, si considera rischio molto basso quando le dimensioni sono al di sotto dei 0,7 cm, sebbene siano state osservate emorragie anche in questi casi.
Molto spesso l’aneurisma cerebrale non dà sintomi premonitori: al contrario, dal momento che la dilatazione aumenta lentamente, esso non comporta particolari segni e può essere scoperto anche solo incidentalmente durante esami di routine. Questo vale soprattutto per gli aneurismi non rotti, che possono restare silenti per lungo tempo. L’emorragia subaracnoidea da aneurisma cerebrale può presentarsi con sintomi come:
Si utilizza la scala di Hunt ed Hess per classificare l’aneurisma cerebrale in base alla gravità delle sue manifestazioni:
Come si è accennato, un aneurisma cerebrale non rotto può anche essere individuato durante una risonanza magnetica eseguita per altre indagini. Se invece il paziente lamenta sintomi connessi all’aneurisma, il medico procede con un esame obiettivo, mirato a comprendere stile di vita e storia familiare della persona. In seguito, si ricorre agli esami strumentali, che consentono di escludere o accertare la presenza di un aneurisma cerebrale. Oltre alla risonanza magnetica, si può procedere con:
Se nella famiglia sono presenti casi di aneurisma cerebrale, è consigliabile sottoporsi a screening di prevenzione.
Se l’aneurisma cerebrale genera un’emorragia subaracnoidea, le conseguenze possono includere:
Una complicazione particolarmente temuta dell’emorragia subaracnoidea è l’idrocefalo acuto (accumulo rapido di liquido cerebrospinale) e piuttosto comune è invece l’idrocefalo cronico (accumulo lento).
Al momento della rottura dell’aneurisma cerebrale, il paziente deve immediatamente beneficiare di assistenza medica. L’intervento chirurgico, da valutare in base alla situazione, può prevedere diverse opzioni:
Inoltre, sono previste anche terapie di assestamento, come l’assunzione di analgesici, farmaci calcio-antagonisti o antipertensivi e antiepilettici. Per scongiurare l’idrocefalo, si procede con il drenaggio del liquor. Nel caso l’emorragia abbia influito su alcune funzionalità, come quelle del linguaggio e del movimento, si sceglie la riabilitazione con logopedia o fisioterapia.
In alcuni casi, anche un soggetto con aneurisma non rotto può avere necessità di intervento tempestivo, proprio per prevenire la rottura e l’emorragia. Se invece il rischio appare minimo, il trattamento consiste nel monitoraggio periodico. Molto dipende dall’età, dalla dimensione e dalla localizzazione dell’aneurisma, così come naturalmente dallo stato di salute generale e dalla storia familiare.
Neurochirurgo Senior Consultant, specialista in chirurgia Cerebrale, Vertebrale mini invasiva e pediatrica, presso il Maria Cecilia Hospital di Cotignola (RA), GVM Care & Research, ospedale di alta specialità, accreditato S.S.N. e convenzionato con la maggior parte dei circuiti assicurativi internazionali.
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