L’artrodesi cervicale o delle vertebre cervicali è una procedura chirurgica che consente di unire le ossa del tratto più alto della colonna vertebrale. È particolarmente indicata quando il paziente soffre di ernia del disco cervicale, mielopatia, stenosi cervicale, spondilosi cervicale, tumori, infezioni, traumi e deformazioni di varia natura.
Come si esegue l’artrodesi delle vertebre cervicali?
Dato che l’intervento si esegue in anestesia generale, nelle ore precedenti il paziente deve seguire accuratamente le indicazioni di digiuno.
Il neurochirurgo, secondo il problema da trattare, la conformazione della colonna, la zona del rachide cervicale e l’eventuale instabilità, sceglie l’approccio più adatto al paziente: anteriore o posteriore oppure, più raramente, combinato (entrambi). La chirurgia, generalmente, consiste in una fase di decompressione del sistema nervoso ed in un’altra fase di fissazione vertebrale (artrodesi) ed eventuale correzione di deformazione. L’obiettivo a lungo termine è che l’unione delle ossa sia stabile.
L’artrodesi cervicale può quindi essere eseguita per via anteriore, dunque dal lato anteriore del collo, e per via posteriore. Entrambe, del resto, hanno pro e contro in eguale misura: se l’artrodesi cervicale per via anteriore consente al neurochirurgo di monitorare efficacemente la compressione radicolare (nervi cervicali) e midollare e porta a un decorso più rapido e confortevole, quella per via posteriore, anche se con tempi di ricovero un po’ più lunghi, implica meno rischi per viscere, vasi sanguigni e nervo laringeo ricorrente.
Inoltre, per tenere sotto controllo la funzione vescicale e quella nervosa, è possibile applicare al paziente catetere ed elettrodi.
Discectomia e artrodesi anteriore
Il neurochirurgo esegue un’incisione orizzontale o longitudinale sul collo e procede con una discectomia (asportazione di un disco cervicale). Una volta effettuata la discectomia, apre il canale cervicale e i forami laterali, togliendo gli eventuali osteofiti (becchi di artrosi) e l’eventuale ernia o protrusione discale, permettendo di liberare il midollo spinale e i nervi cervicali. È possibile poi inserire impianti in titanio o non metallici, come cage, placche, plate-cage fissati tramite viti.
In alternativa all’introduzione di impianti, è quindi possibile prelevare materiale, in genere dalla cresta iliaca o da alcuni elementi vertebrali (processi spinosi e lamine), ed eseguire un innesto osseo. Un’altra soluzione prevede di utilizzare materiale di origine sintetica.
Durante l’operazione, che in genere dura dai 30 ai 90 minuti per un artrodesi mono-livello, si può intervenire anche su più vertebre.
Laminectomia e artrodesi posteriore
Il neurochirurgo esegue un’incisione longitudinale dietro al collo, scolla e sposta i muscoli che reggono la testa e procede generalmente ad una laminectomia (asportazione della parte posteriore delle vertebre cervicali), permettendo di aprire la metà posteriore del canale cervicale e quindi di liberare il midollo spinale.
La fase di artrodesi consiste ad avvitare la parte posteriore delle vertebre e di unirle collegando le viti con delle barre di titanio, precedentemente conformate secondo la scelta del chirurgo.
L’intervento, in genere, dura dai 60 minuti alle 4 ore secondo il numero di vertebre su quale intervenire.
Artrodesi cervicale: rischi e post-operatorio
Subito dopo l’operazione, il paziente deve restare a letto per qualche ora in osservazione e potrà in seguito alzarsi tranquillamente. Nei giorni seguenti, verranno attentamente monitorate la situazione neurologica e la guarigione della ferita, per evitare possibili infezioni. Sarà realizzata una radiografia o una TAC di controllo postoperatorio.
Data la natura dei due approcci di artrodesi cervicale, per via anteriore o posteriore, le possibili complicanze variano in base alla scelta. Dopo un’artrodesi cervicale per via anteriore le complicazioni possono essere danni alle arterie, danni all’esofago, disfonia (disturbo della voce), disfagia (disturbo alla deglutizione)… È inoltre da ricordare che gli impianti metallici possono essere vittime di rotture o malposizionamento e a lungo termine il paziente puo’ sviluppare un “adjacent segment”, un’usura dei segmenti adiacenti.
Come si è accennato, anche artrodesi cervicale e convalescenza si relazionano diversamente a seconda della tecnica usata: quella per via anteriore richiede un ricovero più corto e i tempi di recupero sono più veloci, al contrario di quanto accade per l’artrodesi per via posteriore, che può avere come conseguenza dolori post-operatori più intensi. Dopo un intervento di artrodesi cervicale, la riabilitazione può prevedere che il paziente indossi per pochi giorni un dispositivo di supporto, come un collare cervicale. In altri casi, saranno sufficienti il riposo e l’attenzione a non muovere repentinamente il collo.
E’ importante rispettare le consegne che vietano di portare carichi o di effettuare sforzi sul rachide cervicale in flessione/ estensione.
La fisioterapia di riabilitazione muscolare è consigliata dopo qualsiasi chirurgia del rachide, generalmente non prima di 4-8 settimane.