Dott. François LECHANOINE

Neurochirurgo Senior Consultant, specialista in chirurgia Cerebrale, Vertebrale mini invasiva e pediatrica, presso il Maria Cecilia Hospital di Cotignola, il Piccole Figlie Hospital di Parma e la Domus Nova di Ravenna, ospedali di alta specialità, accreditati S.S.N. e convenzionati con la maggior parte dei circuiti assicurativi internazionali.

Segreteria: aperta da Lunedì al Venerdì dalle 09:30 alle 13:00 e dalle 15:00 alle 18:00

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Studi: Milano, Roma, Napoli, Caserta, Bari, Mola di Bari, Domegge di Cadore, Ravenna, Castrocaro Terme, Fermo.
 

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Aneurisma cerebrale

L’aneurisma cerebrale o intracranico è la dilatazione di un vaso arterioso all’interno del cervello, che può rompersi e causare un’emorragia subaracnoidea. È utile analizzare com’è fatta la struttura in cui ciò può avvenire. 

Com’è fatto il sistema nervoso centrale ?

Il sistema nervoso centrale (SNC) è composto da questi elementi:

  • cervello, a sua volta costituito da sostanza bianca (fibre nervose) e sostanza grigia (cellule neuronali)
  • midollo spinale

Li circondano le meningi, membrane i cui strati sono così distinti (dall’esterno all’interno): 

  • dura madre, dove i vasi sanguigni alimentano il cranio
  • aracnoide
  • pia madre, al cui interno i vasi nutrono la superficie del sistema

Sono quattro le arterie che irrorano il cervello: due carotidi interne e due vertebrali posteriori. Esse si uniscono nell’arteria basilare, che vascolarizza diversi elementi: cervelletto, ponte, orecchio interno, talamo, ipotalamo. 

Aneurisma cerebrale: cause, fattori di rischio e sviluppo

In genere, l’aneurisma cerebrale si sviluppa nello spazio subaracnoideo, ovvero quello fra pia madre e aracnoide, dove fluisce il liquido cerebrospinale. La sua dimensione può spaziare da 0,5 cm a 2,5 cm. Quando questo limite di grandezza viene superato, si parla di aneurismi giganti, particolarmente rischiosi e difficili da trattare. L’aneurisma cerebrale si forma, cresce ed eventualmente si rompe per cause ancora non accertate, ma si possono considerare questi fattori di rischio, soprattutto nei soggetti di sesso femminile:

  • ipertensione
  • fumo e abuso di alcol
  • predisposizione genetica
  • traumi vascolari
  • infezioni del sangue

Sono gli aneurismi cerebrali a provocare il 90% delle emorragie subaracnoidee: queste sono dovute alla rottura della sacca aneurismatica e l’emorragia è tanto maggiore quanto più grande è l’apertura formatasi. Il rischio di rottura è sempre più alto man mano che le dimensioni dell’aneurisma aumentano. In genere, si considera rischio molto basso quando le dimensioni sono al di sotto dei 0,7 cm, sebbene siano state osservate emorragie anche in questi casi. 

Aneurisma cerebrale: i sintomi

Molto spesso l’aneurisma cerebrale non dà sintomi premonitori: al contrario, dal momento che la dilatazione aumenta lentamente, esso non comporta particolari segni e può essere scoperto anche solo incidentalmente durante esami di routine. Questo vale soprattutto per gli aneurismi non rotti, che possono restare silenti per lungo tempo. L’emorragia subaracnoidea da aneurisma cerebrale può presentarsi con sintomi come:

  • cefalea, il sintomo più diffuso che mette in allarme il paziente, talvolta accompagnata da vomito
  • crisi epilettiche
  • fotofobia e difficoltà visive
  • rigidità del collo
  • deficit neurologici

Si utilizza la scala di Hunt ed Hess per classificare l’aneurisma cerebrale in base alla gravità delle sue manifestazioni:

  • asintomatico, lieve cefalea e lieve rigidità del collo
  • cefalea moderata o severa, rigidità del collo, paralisi dei nervi cranici
  • sonnolenza o confusione, minimi deficit neurologici
  • sopore, emiparesi
  • coma

Aneurisma cerebrale: la diagnosi

Come si è accennato, un aneurisma cerebrale non rotto può anche essere individuato durante una risonanza magnetica eseguita per altre indagini. Se invece il paziente lamenta sintomi connessi all’aneurisma, il medico procede con un esame obiettivo, mirato a comprendere stile di vita e storia familiare della persona. In seguito, si ricorre agli esami strumentali, che consentono di escludere o accertare la presenza di un aneurisma cerebrale. Oltre alla risonanza magnetica, si può procedere con: 

  • angio TAC, ovvero l’indagine dei vasi sanguigni con tomografia assiale computerizzata (attraverso radiazioni ionizzanti con cui si ottengono immagini tridimensionali)
  • angio RM, che consente di analizzare i vasi sanguigni di una determinata parte del corpo
  • angiografia cerebrale, tipologia di angiografia dedicata esclusivamente ai vasi sanguigni dentro e intorno al cervello. Si esegue con liquido di contrasto somministrato attraverso il sistema arterioso

Se nella famiglia sono presenti casi di aneurisma cerebrale, è consigliabile sottoporsi a screening di prevenzione. 

Aneurisma cerebrale e conseguenze possibili

Se l’aneurisma cerebrale genera un’emorragia subaracnoidea, le conseguenze possono includere:

  • ictus 
  • coma
  • morte

Una complicazione particolarmente temuta dell’emorragia subaracnoidea è l’idrocefalo acuto (accumulo rapido di liquido cerebrospinale) e piuttosto comune è invece l’idrocefalo cronico (accumulo lento). 

Il trattamento dell’aneurisma cerebrale

Al momento della rottura dell’aneurisma cerebrale, il paziente deve immediatamente beneficiare di assistenza medica. L’intervento chirurgico, da valutare in base alla situazione, può prevedere diverse opzioni:

  • clipping, l’applicazione di una clip al collo dell’aneurisma previa craniotomia. Questo intervento ostacola il flusso sanguigno verso l’aneurisma e si evita quindi una seconda rottura
  • coiling endovascolare, che consiste nel posizionamento di spirali in platino dentro l’aneurisma stesso. L’apertura viene così bloccata e il sangue non può più fluirvi

Inoltre, sono previste anche terapie di assestamento, come l’assunzione di analgesici, farmaci calcio-antagonisti o antipertensivi e antiepilettici. Per scongiurare l’idrocefalo, si procede con il drenaggio del liquor. Nel caso l’emorragia abbia influito su alcune funzionalità, come quelle del linguaggio e del movimento, si sceglie la riabilitazione con logopedia o fisioterapia

In alcuni casi, anche un soggetto con aneurisma non rotto può avere necessità di intervento tempestivo, proprio per prevenire la rottura e l’emorragia. Se invece il rischio appare minimo, il trattamento consiste nel monitoraggio periodico. Molto dipende dall’età, dalla dimensione e dalla localizzazione dell’aneurisma, così come naturalmente dallo stato di salute generale e dalla storia familiare. 

Nevralgia del trigemino

Il dolore provocato dalla nevralgia del trigemino ha molte sgradevoli caratteristiche: si tratta di una sensazione cronica e a volte imprevedibile, spesso lancinante e in alcuni casi addirittura bruciante. In più, coinvolge il volto, talvolta perfino entrambi i lati. Questo dolore è dovuto all’infiammazione del nervo trigemino.

Cos’è il nervo trigemino ?

Quinto nervo cranico, il nervo trigemino ha il ruolo di trasmettere al cervello le informazioni recepite attraverso il viso. Come illustra il suo nome, dal trigemino si irradiano altri tre nervi, uniti nel ganglio di Gasser:

  • il nervo oftalmico (V1), che giunge all’occhio, alla fronte e al naso
  • il nervo mascellare (V2), che dal lato del naso si estende alla meninge cranica, alla zona sotto l’occhio e all’arcata dentaria superiore 
  • il nervo mandibolare (V3), che si espande fino alla mandibola e “tocca” le radici dei denti

Altra particolarità del nervo trigemino, che spiega l’impatto che può avere sulla qualità della vita in caso di infiammazione, è la sua “doppia identità”: è dotato sia di una radice sensitiva (la più grande), che gli permette di condizionare la sensibilità del capo e del viso, che di una radice motoria, che incide in particolare sui muscoli responsabili della masticazione

Nevralgia del trigemino: classificazione e cause possibili

Si può comprendere di quale tipo di nevralgia del trigemino soffre il paziente osservandone i sintomi dolorosi e determinandone le cause

  • Tipo 1 (TN1) o nevralgia del trigemino tipica, caratterizzata da un dolore intermittente e acuto, non facilmente prevedibile, che si manifesta in particolare durante il giorno e cresce d’intensità nel corso del tempo. In alcuni casi, non è nota la causa specifica del suo sviluppo (nevralgia idiopatica)
  • Tipo 2 (TN2), o nevralgia del trigemino atipica, che si palesa con un dolore costante e a volte affiancato da una sensazione di bruciore
  • Tipo 3 (STN): la nevralgia sintomatica è secondaria a un’altra patologia

Nel caso della TN1, spesso un’arteria o una vena si trovano in una posizione errata e provocano una compressione del nervo trigemino. Anche se la nevralgia del trigemino può colpire soggetti di varie età (ne soffre uno su 25.000), solitamente si presenta soprattutto nelle donne e in generale nelle persone oltre i 50 anni.

La nevralgia TN2 e la nevralgia TN3 possono invece essere causate da un forte stress prolungato nel tempo, ansia o depressione che contribuiscono alla tensione muscolare, sclerosi multipla, Herpes Zoster (se il virus si è riattivato all’interno di un ramo del trigemino), esposizione al freddo. Più raramente, la compressione del trigemino può essere causata dalla presenza di una massa tumorale, da una malformazione nella connessione fra vene e arterie o da un aneurisma

Sintomi e diagnosi di nevralgia del trigemino

Dal momento che non si possono identificare sintomi iniziali di questa patologia, se non eventualmente qualche forma di intorpidimento o formicolio al volto, non è facile prevenire il suo sviluppo. Come si è accennato, è il dolore, associabile a una scarica elettrica, il principale sintomo di nevralgia del trigemino. Un dolore anche piuttosto ambiguo, in quanto può anche non presentarsi più per diverso tempo e in seguito emergere nuovamente. 

Anche se può manifestarsi senza apparenti stimoli, è più comune che si senta dolore dopo che sono stati toccati i cosiddetti trigger point o trigger zone: si tratta di punti precisi del viso, delle labbra o della lingua. Essendo zone costantemente in uso in diverse attività quotidiane, ciò può accadere in ogni momento, anche durante la masticazione o il consumo di bevande molto fredde o molto calde. 

Può trattarsi di fitte brevi e ripetute (perfino in un numero che sfiora il centinaio al giorno), soprattutto sulla guancia vicino a naso o mascella. Tali fitte possono durare da pochi secondi a due minuti circa e il loro reiterarsi continuo può inficiare altamente la qualità della vita, fino a favorire a lungo termine stati depressivi.   

Tale conseguenza rischia ulteriormente di concretizzarsi se la nevralgia del trigemino presenta altri sintomi

  • dolore all’occhio e/o all’orecchio nel medesimo lato del volto
  • dolore durante la masticazione
  • acufene
  • intolleranza alla luce
  • parestesia (alterazione della sensibilità negli arti)
  • spasmi muscolari

Poiché la sintomatologia non è riconoscibile attraverso esami strumentali, è necessario analizzare meticolosamente il dolore da nevralgia del trigemino per escludere la presenza di altre patologie. La risonanza magnetica sarà poi essenziale per visualizzare l’eventuale contatto tra nervo trigemino e vaso sanguigno o massa tumorale.  

La terapia per la nevralgia del trigemino

Nella maggior parte dei casi (circa il 70% dei pazienti), la terapia per affrontare la nevralgia del trigemino è farmacologica. Con il consulto dello specialista, si possono assumere farmaci anticonvulsionanti (che svolgono un’azione stabilizzante sulle membrane nervose), miorilassanti (che agiscono sui muscoli) e antidepressivi (sia per la nevralgia in sé, sia per rispondere a un’eventuale depressione insorta in seguito). Per arginare l’infiammazione, si può anche optare per una terapia cortisonica

Se i farmaci non bastano ad attenuare il dolore oppure generano effetti collaterali nel paziente, è consigliabile un intervento di decompressione microvascolare (procedura di Janetta), particolarmente indicato per chi soffre di nevralgia trigeminale tipica

 

Quando questo tipo di operazione si rende impossibile, ad esempio se il paziente è in età avanzata o soffre di altre patologie che rendono rischiosa un’anestesia generale, è possibile procedere con interventi percutanei di tipo distruttivo, che hanno come obiettivo la lesione o interruzione di una parte del nervo

 

Se invece la nevralgia del trigemino trova origine in altre patologie, è naturalmente necessario stabilire un percorso terapeutico specifico. In presenza di una massa tumorale a comprimere il nervo, sarà necessaria l’asportazione del tumore stesso. Se il dolore è invece causato da Herpes Zoster trigeminale, si deve tempestivamente procedere con l’assunzione di farmaci antivirali e antidolorifici. 

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