Dott. François LECHANOINE

Neurochirurgo Senior Consultant, specialista in chirurgia Cerebrale, Vertebrale mini invasiva e pediatrica, presso il Maria Cecilia Hospital di Cotignola, il Piccole Figlie Hospital di Parma e la Domus Nova di Ravenna, ospedali di alta specialità, accreditati S.S.N. e convenzionati con la maggior parte dei circuiti assicurativi internazionali.

Segreteria: aperta da Lunedì al Venerdì dalle 09:30 alle 13:00 e dalle 15:00 alle 18:00

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Studi: Milano, Roma, Napoli, Caserta, Bari, Mola di Bari, Domegge di Cadore, Ravenna, Castrocaro Terme, Fermo.
 

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Endoscopia ipofisaria transnasale

Adenoma ipofisario: l’intervento

Per affrontare questo tumore benigno dell’ipofisi è spesso necessario prevedere un intervento chirurgico, a meno che non si tratti di un adenoma ipofisario che secerne prolattina oppure ormone della crescita. In tali casi, può essere sufficiente un semplice follow-up oppure una terapia farmacologica, eventualmente accompagnata anche dalla radioterapia.

Dal momento che il benessere del paziente dipende anche dai tempi e dai modi di ripresa, si privilegiano tipologie di intervento meno invasive possibile. Fra queste, la chirurgia endoscopica transnasale transfenoidale.

La chirurgia endoscopica transnasale transfenoidale

Questa tecnica mininvasiva consente di raggiungere l’adenoma ipofisario tramite la cavità nasale e lo sfenoide, l’osso dalla caratteristica forma di farfalla che si trova alla base del cranio. Vi vengono inseriti l’endoscopio, che permette di visualizzare l’interno della cavità, e gli strumenti chirurgici che rimuoveranno l’adenoma. Non è dunque necessaria alcuna incisione sul viso o sul cranio per raggiungere l’obiettivo.

Scopo finale dell’operazione è infatti l’asportazione più compiuta possibile dell’adenoma ipofisario senza intaccare la funzionalità dell’ipofisi, ghiandola endocrina essenziale per l’organismo, o danneggiare i nervi ottici. Subito dopo l’intervento, l’adenoma viene analizzato in laboratorio per comprenderne a fondo la natura.

Video esplicativo della chirurgia ipofisaria endoscopica (in francese)

Grazie al Dott. Martin Dupuy, collega neurochirurgo del reparto di neurochirurgia della Clinique de l’Union (Toulouse, France), per aver realizzato e condiviso questo video.

Dopo l’intervento: decorso e complicanze

L’intervento è poco doloroso e l’effetto collaterale primario, ma in ogni caso temporaneo, è la percezione di avere il raffreddore: sensazione di naso chiuso, modesto mal di testa, secrezione dal naso.

In mancanza di complicanze particolari, la degenza è mediamente di 4-5 giorni. In alcuni casi, l’intervento può essere seguito da radioterapia.

Come ogni operazione chirurgica, anche nel caso della chirurgia endoscopica transnasale transfenoidale possono esservi dei rischi. Fra quelli generali sono compresi infezione, sanguinamento, flebite, embolia polmonare e reazioni allergiche all’anestetico. I rischi specifici per questo intervento sono invece:

  • fistola liquorale, che si forma quando attraverso l’apertura dovuta all’intervento fuoriesce il fluido presente nelle meningi intorno al cervello. È possibile identificarla nei giorni immediatamente successivi: dalle narici sgorga liquido limpido che può essere facilmente scambiato per acqua. In questi casi, di rado si opta per un altro intervento chirurgico e può invece risultare opportuna una puntura lombare. Alla fine dell’operazione, proprio per scongiurare questa eventualità, le meningi vengono accuratamente chiuse, talvolta anche grazie al prelievo di grasso dall’addome o dalla coscia
  • insufficienza ipofisaria: se l’ipofisi non produce più uno o più ormoni, si rende necessaria una terapia farmacologica sostitutiva, che può diventare anche permanente
  • diabete insipido, rara patologia metabolica che si manifesta con un disturbo nella regolazione della sete e nella produzione di urina. Si verifica in caso di danno alla parte posteriore dell’ipofisi e può richiedere una terapia sostitutiva
  • meningite: questa infezione è secondaria a una rottura meningea e in genere viene trattata con antibiotici appositi
  • disturbi visivi: se l’adenoma ipofisario ha compromesso il nervo ottico, la vista potrebbe risentirne
  • epistassi: le mucose si irritano a causa del passaggio degli strumenti chirurgici, dando luogo a un sanguinamento nasale ritardato. È più frequente nei pazienti che soffrono di disturbi emorragici o assumono farmaci che fluidificano il sangue
  • sinusite e infezione delle cavità nasali
  • lesione vascolare, in quanto le principali arterie dirette al cervello sono particolarmente vicine alla zona su cui si interviene

Si tratta di complicanze trattabili, anche se naturalmente impattano sulle tempistiche di degenza. 

Cosa fare dopo l’intervento

In seguito all’intervento si possono riprendere le proprie regolari attività. Dopo 10 giorni, si deve eseguire un lavaggio delle cavità nasali e per tutto il mese successivo bisogna portare avanti alcune piccole precauzioni:

  • non soffiarsi il naso
  • non starnutire a bocca aperta
  • evitare sforzi con la glottide chiusa
  • non mettere la testa sott’acqua 
  • evitare contesti in cui è presente molta polvere

Per monitorare al meglio il decorso post-operatorio, si consiglia un primo controllo dopo 3 mesi o almeno entro i 6 mesi successivi. In alcuni specifici casi, è bene sottoporvisi anche prima. La visita comprende:

  • valutazione del funzionamento dell’ipofisi con il supporto di un endocrinologo
  • risonanza magnetica
  • bilancio oculistico