Stenosi del canale cervicale e mielopatia

La stenosi del canale cervicale è dovuta al restringimento del tratto cervicale del canale spinale, o vertebrale, con conseguente compressione del midollo al suo interno. Questa condizione è a sua volta la causa più frequente di mielopatia cervicale.

La struttura del collo e del canale spinale

La colonna vertebrale, o spina dorsale, è un elemento fondamentale del nostro corpo, poiché ne attraversa la maggior parte. Si tratta di una struttura duttile, in cui il rachide cervicale corrisponde alla zona del collo. Questo è costituito da sette vertebre: fra ciascuna di queste sono presenti i dischi intervertebrali, che permettono alla spina dorsale di muoversi fluidamente. All’interno della colonna vi è il canale spinale, formato anteriormente dal corpo vertebrale, mentre le lamine ne costituiscono l’arco posteriore. Il canale è deputato a proteggere il midollo spinale e i fasci nervosi. Il midollo è a sua volta immerso nel liquido cerebrospinale ed è ulteriormente protetto dai tre strati delle meningi. In corrispondenza di ciascun livello vertebrale, due nervi spinali fuoriescono attraverso i forami di coniugazione, consentendo al Sistema Nervoso Centrale (di cui fa parte anche il cervello) di comunicare e ricevere informazioni da tessuti, muscoli e pelle del corpo. 

Le cause della stenosi del canale cervicale

Come nel caso della stenosi del canale lombare, è soprattutto l’avanzare dell’età a provocare la stenosi cervicale. Con il passare del tempo, infatti, i dischi vertebrali finiscono per disidratarsi (discopatia) e non riescono più ad assolvere la propria funzione di ammortizzatori e la mobilità della colonna cervicale. Ecco perché diminuisce lo spazio a disposizione fra le vertebre, provocando protrusioni dei dischi nel canale vertebrale e qualche volta un disallineamento o addiruttura un vero e proprio movimento anomalo fra le vertebre (spondilolistesi). Contemporaneamente, i legamenti  che formano la colonna vertebrale perdono flessibilità e diventano rigidi e spessi, mentre un nuovo tessuto osseo si sviluppa anormalmente (artrosi).

Tutti questi cambiamenti concorrono a causare un restringimento del canale spinale, che si presenta soprattutto nei soggetti con più di 50 anni d’età. Oltre all’invecchiamento naturale, possono esservi altre cause di stenosi del canale cervicale:

  • ernia del disco cervicale
  • traumi alla colonna vertebrale
  • tumori spinali, che possono comprimere il midollo spinale
  • ossificazione del legamento longitudinale posteriore (più frequente in Giappone)
  • morbo di Paget, che si manifesta con deformità scheletriche
  • malformazioni congenite, in cui il canale spinale risulta già stretto fin dalla nascita

Tra i fattori di rischio di cui tenere conto vi sono i lavori pesanti, con sollevamenti pesanti, gesti ripetuti, le cattive posture della schiena, l’obesità, il diabete mellito e il fumo

Una complicazione seria: la mielopatia cervicale

Proprio la stenosi cervicale è a sua volta causa primaria di mielopatia cervicale, una patologia che coinvolge il primo tratto del midollo spinale. Non è però l’unica possibile origine: la mielopatia può anche essere provocata da spondilosi cervicale, ernia del disco, infiammazioni del midollo o patologie vascolari nella medesima zona. Il suo sviluppo è lento e graduale e non comporta necessariamente un sintomo tipico della stenosi: il dolore al collo. Ma è fondamentale riconoscerne la presenza, anche per evitare una lesione delle cellule nervose del midollo.

Stenosi del canale cervicale e mielopatia: i sintomi e le conseguenze

Non bisogna sottovalutare il fatto che la stenosi cervicale può essere sia sintomatica che asintomatica. Nel primo caso, i sintomi possono essere costantemente presenti e gradualmente sempre più intensi, ma anche presentarsi in modo acuto per poi restare silenti per un certo periodo. I sintomi caratteristici sono: 

  • dolore al collo
  • bruciore o dolore a spalle, arti superiori, arti inferiori, glutei

 

Tipici di una mielopatia cervicale legata alla stenosi sono questi sintomi:

  • formicolio e intorpidimento degli arti
  • debolezza degli arti e delle mani
  • disturbi dell’equilibrio
  • difficoltà nel camminare

Vi sono casi particolarmente seri in cui la stenosi cervicale può influire negativamente sulle funzioni intestinali e urinarie, tanto che il paziente può perdere il controllo dello sfintere anale o vescicale (incontinenza). Può inoltre manifestarsi insieme a tetraplegia, una forma di paralisi che interessa torso e arti.

La diagnosi di stenosi del canale cervicale

Basilare per dare il via a un percorso di diagnosi è l’esame obiettivo da parte del medico, sulla base dei sintomi descritti dal paziente, unito allo studio della sua condizione di salute, della storia familiare e dello stile di vita. Ma essenziale è soprattutto il ruolo della diagnostica per immagini, attraverso questi esami:

  • radiografia della colonna vertebrale per individuare possibili alterazioni delle vertebre
  • risonanza magnetica, per studiare i tessuti della zona coinvolta, valutare la compressione del midollo spinale e dei nervi, e rilevare eventuali ernie
  • TAC, che garantisce immagini estremamente dettagliate al livello osseo dell’area, vedendo i osteofiti (artrosi)

 

Stenosi del canale cervicale: trattamento e intervento

Sulla base di ciascuna soggettiva situazione, il neurochirurgo valuta quale tipo di trattamento sia il più efficace per affrontare la stenosi del canale cervicale. Non è detto che l’intervento chirurgico sia la prima scelta. Se il paziente è in età avanzata, non soffre di patologie gravi e i sintomi non sono invalidanti, è anzi opportuno optare per un trattamento conservativo, mirato a migliorare la qualità di vita, che può tenere sotto controllo anche i sintomi di mielopatia cervicale. Possono quindi essere somministrati farmaci FANS o corticosteroidi, così come sono consigliati esercizi specifici per il potenziamento dei muscoli e la flessibilità del rachide cervicale. Molto utile è anche il riposo funzionale, ovvero l’astenersi da tutti i movimenti che precedono la sensazione dolorosa. 

Se però il trattamento conservativo non riesce nel suo intento o se i sintomi sono invalidanti, il neurochirurgo può consigliare di procedere con un intervento chirurgico. In particolare, l’operazione è indicata se si manifestano sintomi neurologici progressivi negli arti o disturbi dell’equilibrio e della deambulazione. Sono disponibili diverse metodiche d’intervento:

  • laminectomia decompressiva
  • laminoplastica
  • artrodesi vertebrale (fusione spinale)
  • discectomia e artrodesi anteriore
  • foraminotomia

In seguito all’operazione, è bene che il paziente agisca sul proprio stile di vita, soprattutto se fumatore o in sovrappeso. 

Dott. François LECHANOINE

Neurochirurgo Senior Consultant, specialista in chirurgia Cerebrale, Vertebrale mini invasiva e pediatrica, presso il Maria Cecilia Hospital di Cotignola, il Piccole Figlie Hospital di Parma e la Domus Nova di Ravenna, ospedali di alta specialità, accreditati S.S.N. e convenzionati con la maggior parte dei circuiti assicurativi internazionali.

Segreteria: aperta da Lunedì al Venerdì dalle 09:30 alle 13:00 e dalle 15:00 alle 18:00

 348 916 3317

Studi: Milano, Roma, Napoli, Caserta, Bari, Mola di Bari, Domegge di Cadore, Ravenna, Castrocaro Terme, Fermo.
 

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Meningioma

Il meningioma è un tumore cerebrale generalmente benigno che interessa le meningi, ma può anche coinvolgere i tessuti nervosi circostanti attraverso un’azione di compressione. Vale la pena ricordare come sono strutturate le meningi. 

Come sono fatte le meningi?

Le meningi sono membrane che avvolgono cervello e midollo spinale. Sono composte da tre strati, andando dall’interno verso l’esterno:

  • pia madre, dove i vasi sanguigni portano nutrimento alla superficie del sistema nervoso centrale
  • aracnoide
  • dura madre, all’interno della quale i vasi sanguigni alimentano il cranio

Classificazione dei meningiomi

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha classificato i meningiomi identificandone 15 tipologie in base alla morfologia delle cellule che li compongono (sottotipi istologici):

  • Grado I Benigno
  • Grado II Atipico, che cresce più rapidamente e può espandersi nel cervello. Se atipico, il meningioma cerebrale si può riformare con maggiore facilità
  • Grado III Maligno, caratterizzato da uno sviluppo ancora più veloce e da anomalie cellulari più marcate. Ha ancora più possibilità di diffusione e di recidiva

I fattori di rischio

Alcune categorie di soggetti rischiano maggiormente di sviluppare un meningioma, che si presenta più frequentemente nelle donne (2 volte più degli uomini) e in generale nelle persone tra i 30 e i 70 anni. Proprio la maggiore incidenza nei soggetti di sesso femminile ha fatto concentrare l’attenzione degli scienziati sulla relazione fra meningioma cerebrale e ormoni: estrogeni, progesterone e androgeni sono stati rilevati in alcuni di questi tumori, così come il suo sviluppo è connesso a ciclo mestruale, gravidanza e cancro al seno. È però da sottolineare che le probabilità di diagnosticare un meningioma maligno sono 3 volte superiori negli uomini rispetto alle donne. Nei bambini il meningioma è un’eventualità più rara, anche se in alcuni casi è stato osservato un legame fra questo tumore in età pediatrica e l’esposizione a radiazioni ionizzanti. È infine da considerare il ruolo della neurofibromatosi di tipo 2, una patologia genetica che aumenta il rischio di sviluppare meningiomi maligni o multipli. Il meningioma non è ereditario, ma può diventarlo come conseguenza di questa patologia. 

Meningioma: sintomi e tipologie

Il meningioma può dare sintomi come:

  • cefalea
  • convulsioni
  • disturbi dell’umore e del comportamento
  • sonnolenza
  • confusione
  • deficit neurologico focale progressivo
  • perdita dell’udito o acufene
  • disturbi della vista
  • debolezza muscolare
  • nausea
  • vomito

 

A seconda della sede in cui il meningioma si trova, viene identificato con una precisa tipologia, che a sua volta può manifestarsi con sintomi caratteristici:

  • meningioma del seno cavernoso, nel plesso venoso che drena il sangue venoso dal cervello al cuore
  • meningioma dell’angolo ponto-cerebellare, prossimo al margine laterale del cervelletto
  • meningioma della convessità cerebrale, sulla superficie cerebrale subito sotto la calotta cranica, che può portare a mal di testa, convulsioni, deficit neurologici
  • meningioma del forame magno o foro occipitale
  • meningioma intraorbitario, che può causare un aumento della pressione all’interno dell’orbita e di conseguenza lo sporgere dei globi oculari e, nei casi più gravi, la perdita della vista 
  • meningioma intraventricolare, nelle cavità in cui avviene il passaggio del liquido cerebrospinale. Se esso risulta bloccato, può svilupparsi l’idrocefalo ostruttivo, con mal di testa, vertigini e alterazione delle funzioni mentali
  • meningioma della doccia olfattoria, lungo i nervi che connettono cervello e naso e permettono di percepire gli odori. Se la compressione sui nervi è intensa, possono verificarsi perdita dell’olfatto e della vista
  • meningioma parasagittale e della falce, statisticamente il più comune, che può presentarsi con alterazione di pensiero e memoria, convulsioni, intorpidimento degli arti inferiori
  • meningioma della rocca petrosa, la parte di osso temporale in cui sono custoditi gli organi responsabili dell’udito
  • meningioma della fossa posteriore, nella zona posteriore del cervello. Questa tipologia può causare perdita dell’udito, problemi dell’equilibrio e della coordinazione
  • meningioma sfenoidale, vicino all’osso sfenoide, che può manifestarsi con problemi della vista, intorpidimento del volto e convulsioni
  • meningioma spinale, localizzato nella colonna vertebrale, legato a possibili dolori alla schiena e agli arti
  • meningioma soprasellare, nell’area in cui è situata l’ipofisi, che può dare problemi alla vista
  • meningioma del tentorio, presso il punto di connessione fra cervello e tronco cerebrale

Meningioma: dalla diagnosi all’intervento

Non è facile riconoscere i sintomi di un meningioma cerebrale, che può avere uno sviluppo molto lento e non è caratterizzato da sintomi così specifici. Gli strumenti più utilizzati sono la tomografia computerizzata e la risonanza magnetica, anche se a volte il solo metodo per ottenere una diagnosi certa è la biopsia eseguita dal neurochirurgo. Il momento della diagnosi è molto importante: più il soggetto è giovane, più la prognosi è positiva. Anche se solitamente il meningioma non influisce sull’aspettativa di vita (quando benigno), può però modificare la qualità della vita se i sintomi si rivelano importanti. È quindi importante identificare il trattamento giusto. Dato che il meningioma cerebrale ha in genere un’estensione precisa, la rimozione chirurgica completa è la migliore opzione. L’intervento si esegue con una craniotomia per accedere al tumore, che viene asportato insieme alle fibre che lo collegano ai rivestimenti di cervello e ossa. Naturalmente, la possibilità di un intervento chirurgico dev’essere valutata attentamente, sulla base della singola situazione del paziente. Se il meningioma non può essere rimosso chirurgicamente, la radioterapia può essere considerata un’alternativa. Esiste per il meningioma una cura farmacologica? In realtà no, anche se l’evoluzione della ricerca ha permesso di ottenere agenti chemioterapici più mirati a trattare il tumore maligno. In alcuni casi il meningioma si manifesta con elementi calcifici, ovvero ossificati: il meningioma calcifico è più comune nei soggetti anziani e in genere non ha necessità di essere trattato